Superati i trent’anni è successo qualcosa: ho cominciato ad accettarmi.
Ad accettare non solo i segni che il tempo e la forza di gravità lasciano sempre più severi sul mio corpo, ma anche quelle imperfezioni tutte mie che ci sono sempre state.
Una mattina di settembre, nell’anno in cui compivo trent’anni, ho detto a Stefano che avrei voluto fare un piercing al naso. Proprio quel naso con la gobbetta e la punta rotonda di cui mi vergognavo da adolescente e che sottoponevo a inutili torture nel vano tentativo di modellarlo con le mie mani.
Quella mattina di settembre Stefano mi ha accompagnata dal tatuatore che avevo scelto e con un sorriso, dal quale traspariva divertimento e stupore per i miei rari e improvvisi colpi di testa, mi ha incoraggiata e supportata in quella decisione.
Quella stessa mattina uscivo da uno studio di via Garibaldi con un piccolo anello in titanio alla narice sinistra e un sorriso a 36 denti.
Adesso, parlare di decisioni e supporto sembra una stupidaggine me ne rendo conto, ma per me non lo è: io ho deciso di indossare un gioiello su una parte del mio viso che odiavo. Quel naso imperfetto che però rende il mio profilo riconoscibile e diverso da altri. Avrei preferito avere un piccolo naso alla francese con la punta in su? Decisamente sì! Ma questa sono io. E il mio naso ha assunto col tempo le sue reali dimensioni. Quelle di un naso imperfetto ma normalissimo.
Il tempo.
Il tempo ma non solo. Il lavoro, i viaggi, gli amori malati, le relazioni tossiche, i libri, le esperienze dirette e indirette mi hanno forgiata e rinforzata.
La me di adesso vorrebbe poter convincere la me adolescente con il vitino da vespa, le tette all’altezza della gola e le gambe affusolate che fare il bagno al mare con una maglietta e il costume intero sotto è un’enorme stronzata; che non ha un naso poi così memorabile; che nessuno si sarebbe mai accorto dei suoi denti storti se non dopo averli corretti; che i rotolini sulla pancia ce li hanno più o meno tutti quelli che… si siedono; che la pelle ha una sua grana anche con un dito di fondotinta sulla faccia e che le smagliature sul sedere vogliono solo dire che, grazie al cielo, è più alta di quando era bambina.
Le smagliature sul sedere.
Stefano una volta mi ha detto che le smagliature sul mio sedere sono il segno che sono “vera”. Non so se è anche per quello che ora io le amo. Sembrerà incredibile ma adesso mi piacciono proprio. Tempo fa, a questo proposito, lessi una frase in inglese che in italiano suona più o meno così: “hai le onde del mare dipinte sulla pelle e ancora dubiti della tua magia?”.
Io sono nata e cresciuta in un’isola. Più precisamente in una casa da cui il mare si raggiunge a piedi. In un paese che ha il nome di un’alga. Io sono figlia del mare in esilio “ai piedi delle montagne”. E ho le onde del mare dipinte sulla pelle. Come posso non essere felice quando le guardo?
Foto di Stefano Druetta.
Fotografo, compagno di vita, supportatore e sopportatore.
Che post meraviglioso… Bravissima ❤️
Che meraviglia ♥️ Parole stupende
Sono parole vere e profonde, c'è dentro grande maturità e coscienza di sé. Sei una grande…
… conferma, la tua elegante scrittura, la grazia e la trasparenza del tuo carattere! Sapere trasformare i propri difetti in maravigliose opere d'arte è un dono della maturità!
L. I. ❤️
❤️
Letto per la seconda volta. Mi sono emozionata, superati i 30 anni, mi sento così ♥️
♥️♥️♥️♥️wow