Quali esami fare per scoprire se hai l’intestino irritabile?

Al momento stai visualizzando Quali esami fare per scoprire se hai l’intestino irritabile?

Hai problemi intestinali persistenti?
Potrebbe essere il momento di consultare un gastroenterologo

Soffri di gonfiore, diarrea, stitichezza e dolori addominali da mesi? Questi disturbi intestinali possono compromettere notevolmente la tua qualità di vita e se non fai nulla per risolverli difficilmente spariranno da soli!

Se i sintomi persistono, pertanto, ti consiglio caldamente di rivolgerti a un gastroenterologo.

Perché è importante consultare uno specialista?

Un gastroenterologo è il medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle malattie dell’apparato digerente. Dopo aver svolto una visita accurata potrebbe prescriverti una serie di esami specifici per individuare la causa dei tuoi disturbi e impostare la terapia più adatta.

Quali esami potrebbe prescrivere il gastroenterologo?

Di fronte a sintomi persistenti, il gastroenterologo potrebbe richiedere alcuni esami per approfondire la diagnosi. Si tratta principalmente di esami del sangue, delle feci ed ecografie. Se si sospetta una sovraccrescita batterica o un’intolleranza al lattosio potrebbe anche consigliarti dei test del respiro. Ecco alcuno degli esami che potrebbe prescriverti:

  • Ecografia addominale: Un esame non invasivo che, tramite ultrasuoni, permette di visualizzare gli organi addominali e di individuare eventuali anomalie come ingrossamenti, cisti o infiammazioni.
  • Ecografia delle anse intestinali: Un’ecografia focalizzata sull’intestino, utile per valutare lo spessore delle pareti intestinali, la presenza di liquido o di altre alterazioni.
  • Breath test al lattulosio (o glucosio): Questo test misura la quantità di idrogeno o metano nell’aria espirata dopo aver ingerito una soluzione di lattulosio o glucosio. Se i batteri nell’intestino tenue fermentano il lattulosio, producono idrogeno o metano che viene poi espirato. Un aumento di questi gas può indicare la presenza della SIBO (Sindrome da Proliferazione Batterica Intestinale).
  • Breath test al lattosio: Questo test misura la quantità di idrogeno nell’aria espirata dopo aver ingerito una soluzione di lattosio. Un aumento dell’idrogeno può indicare un’intolleranza al lattosio, ovvero una difficoltà a digerire il lattosio presente nel latte e nei latticini.
  • Esami del sangue tra cui transglutaminasi: Un esame del sangue per escludere la celiachia, una malattia autoimmune che danneggia l’intestino in risposta all’ingestione di glutine.
  • Calprotectina fecale: Un esame delle feci che misura la quantità di calprotectina, una proteina rilasciata dai globuli bianchi durante i processi infiammatori. Un aumento dei livelli di calprotectina può indicare la presenza di un’infiammazione intestinale.
  • Esami per la funzionalità tiroidea: Alterazioni della tiroide possono influenzare la motilità intestinale e causare sintomi gastrointestinali.
  • Esami per la zonulina: La zonulina è una proteina coinvolta nella permeabilità intestinale. Un aumento dei livelli di zonulina può indicare una maggiore permeabilità intestinale, correlata a diverse patologie infiammatorie e autoimmuni.
  • Disbiosi test: Questi test analizzano la flora batterica intestinale per valutare eventuali squilibri che potrebbero contribuire ai sintomi.
  • Esami per allergia al nichel o istamina: Alcune persone possono avere intolleranze o allergie alimentari che possono causare sintomi gastrointestinali.

Gastroscopia e colonscopia: quando sono necessarie?

La gastroscopia e la colonscopia sono esami più invasivi che prevedono l’introduzione di una sonda nel tratto gastrointestinale per visualizzare direttamente le mucose. Questi esami, sebbene molto utili, vengono generalmente riservati a casi più complessi o quando gli altri esami non sono stati in grado di fornire una diagnosi certa. In particolare, nei soggetti giovani senza sintomi gravi, questi esami normalmente vengono evitati, quindi non trarre conclusioni affrettate sulla scrupolosità del tuo medico, se questi esami non ti sono state prescritti avrà i suoi buoni motivi.

La diagnosi di intestino irritabile: un percorso complesso

La diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile è spesso una diagnosi di esclusione. Questo significa che il medico, dopo aver escluso altre patologie organiche attraverso gli esami descritti sopra, può diagnosticare la sindrome dell’intestino irritabile.
Per le informazioni che si hanno adesso, si ritiene che si tratti di un disturbo funzionale, ossia non associato a lesioni organiche visibili, le cui cause sono ancora oggetto di studio.

Evita di fare autodiagnosi e affidati a uno specialista

Mi raccomando, le informazioni che trovi qui sono puramente informative e non sostituiscono in alcun modo il parere di un medico. L’autodiagnosi può portare a ritardi nella diagnosi vera e propria e nel trattamento di eventuali patologie più gravi. Non ti trascurare e non aspettare che i sintomi svaniscano da soli, più i sintomi peggiorano, più peggiorerà la tua salute e la tua qualità di vita e il percorso di recupero rischia di essere più lungo e difficile.

Se la questione ti incuriosisce guarda il video su Instagram in cui parlo degli esami che ho fatto io e confrontati con il resto della community.

Lascia un commento